giovedì 17 luglio 2025

Madri che feriscono. Liberarsi dalla loro influenza per rinascere, di Anne-Laure Buffet

Titolo: Madri che feriscono. Liberarsi dalla loro influenza per rinascere
Autrice: Anne-Laure Buffet
Anno: 2022
Prima pubblicazione: Feltrinelli

DESCRIZIONE Tra «buona madre» e «cattiva madre» le sfumature sono infinite. Ammetterlo è il primo passo per rinascere.

Negligenti, narcisiste, svilenti, evitanti, distruttive, vanitose, violente. Talvolta, perfette, solo in apparenza, però! In una parola: tossiche, perché come le tossine infettano la vita dei loro figli. Sono madri che non sanno amare. In comune hanno il fatto che sono difficili da smascherare perché all’esterno possono anche sembrare brave mamme, ma in realtà esercitano le loro violenze, spesso sottili, giocando su un sentimento e un bisogno essenziale del bambino: sentirsi amato. È difficile ammettere che una madre possa essere inadeguata o violenta nei confronti di un figlio, perché una madre, per il senso comune, è necessariamente una buona madre. Eppure il trauma del maltrattamento materno, nelle sue varie declinazioni, segna non solo l’infanzia ma anche la vita adulta, soprattutto quando la sofferenza è taciuta. Questo libro dà voce alle vittime di queste madri che feriscono. Aiuta a capire cosa scatena il maltrattamento materno e quanto sia difficile guarirne anche da adulti, perché a volte s’instaura tra le due parti un legame drogato. Anne-Laure Buffet offre delle vie per recuperare autonomia e fiducia in se stessi, per elaborare il lutto della madre ideale, liberando, così, nuove forze e nuove risorse affettive. 

Recensione

Il saggio snocciola alcuni casi di maternità anomala, parlando di "cattive madri" contrapposte alle winnicottiane "madri sufficientemente buone". A dividere le prime dalle seconde, secondo Anne-Laure Buffet, sarebbe un semplice dettaglio: le madri sufficientemente buone sanno mettersi in discussione, pentirsi dei propri errori. Le cattive madri, no.

L'intero libro, descrivendo diversi casi di abuso materno, dai relativamente leggeri ai più gravi, è ammantato da un umore di condanna per la figura materna inadempiente i suoi doveri, che odia il figlio, abusa di lui, non lo protegge quando necessario.

Si tratta di un compendio di casi clinici che l'autrice, una psicologa, riporta a testimonianza di una controversa realtà, quella delle "cattive madri" che "non amano" o "distruggono la vita dei figli".

Ma ogni madre, come dice l'autrice stessa, è prima di tutto donna. E come donna, e come essere umano, deve trovare la sua singolare unicità al di là del ruolo materno, per il quale può essere adeguata o meno.

In psicologia si tende, si dice, ad attribuire colpe in eccesso alle madri, salvando dal giudizio negativo padri non meno pessimi. Per colpa di Freud forse, la madre è sempre maggiormente colpevole agli occhi dei figli. 

Senza negare casi di reale abuso narcisistico e violenza narcisistica da parte della figura materna, che l'autrice espone con dovizia di particolari, glissando però a tratti su un approfondimento dei fatti che non è utile alla "demonizzazione" della "cattiva madre", trovo che la conclusione che Anne-Laure Buffet dà al suo breve saggio sia alquanto deludente: sembra, infatti, che il figlio vittima della madre che non ama, della madre narcisista, non abbia altra opzione che tagliare tutti i ponti con lei per "salvarsi la vita".

Eppure si sottolinea come il legame materno sia estremamente importante nella vita del figlio, e l'importanza del perdono - non come concessione alla madre cattiva, ma come mezzo per affrancare se stessi dal dolore e dal risentimento.

Nel complesso ho trovato che esprimesse una visione del rapporto madre-figlio dicotomica e poco obiettiva, eccessivamente schierata a favore del figlio "totalmente vittima" e poco attento al vissuto della controparte. 

Link utili

Madri che feriscono su IBS

Voto personale: 3/10 

Mille splendidi soli di Khaled Hosseini

Titolo del libro: Mille splendidi soli 
Autore: Khaled Hosseini
Anno: 2007
Prima pubblicazione: Piemme 

NELLA RECENSIONE SONO PRESENTI SPOILER.

TRAMA Nate a distanza di una generazione e con idee molto diverse, Mariam e Laila sono due donne che la guerra e la morte hanno costretto a condividere un destino comune. Mentre affrontano i pericoli che le circondano - sia nella loro casa che per le strade di Kabul - Mariam e Laila danno vita a un rapporto che le rende sorelle e che alla fine cancellerà il corso delle loro vite e di quelle dei loro discendenti.

Recensione

"Mille splendidi soli" è un romanzo scritto da un uomo afghano, per le donne afghane.

Raccontando la storia di Mariam, Khaled Hosseini racconta della storia di molte donne del medio oriente: sconosciute all'amore, anche genitoriale, costrette a passare da un "uomo-padrone" all'altro, violentate e picchiate, nascoste sotto un burqua la cui graticola consente loro di vedere a malapena dove mettono i piedi. La storia di Mariam è la storia di milioni di donne afghane che in lei possono riconoscersi ed immedesimarsi: dalla culla alla tomba, la sua esistenza è una via crucis di sofferenze ed amarezze, eppure a spiccare è il suo coraggio e la sua dignità nel tenere la testa alta e consegnarsi anche alla morte senza proferire un lamento, "obbedendo - scrive Hosseini - per l'ultima volta (alla volontà dell'uomo)".

La storia di Mariam inizia nella kolba, una casupola di pietra isolata dal mondo, in compagnia della madre Nana, sgradevole nell'aspetto come arida nei sentimenti per la figlia, che chiama "harami", bastarda. Nana è una donna che è stata bandita dalla famiglia e dalla società per aver avuto un rapporto sessuale con Jalil, il suo padrone, fuori dal matrimonio - rapporto da cui ha avuto i natali Mariam - e che nonostante questo ha mantenuto un'indomita fierezza.

"Così come l'ago della bussola segna sempre il nord", istruisce la figlia, "il dito accusatore dell'uomo trova sempre una donna a cui dare la colpa."

L'infanzia di Mariam passa in un melanconico grigiore che considera "normalità", fra la solitudine, le visite del vecchio Mullah Faizullah che le insegna il Corano e le visite saltuarie del padre Jalil, che Mariam adora ma che mantiene nei suoi confronti atteggiamenti contrastanti: da un lato la considera il suo "piccolo fiore", dall'altro le impedisce di entrare in contatto con il suo mondo. 

Quando Mariam compie tredici anni, riesce a strappargli la promessa di portarla nel suo cinema personale e privato, perché desiderosa di assistere alla pellicola animata di Pinocchio assieme ai suoi fratellastri. Ma Jalil non si presenta e Mariam parte a piedi dalla kolba per andarlo a cercare.

Per una notte resta lì ad aspettarlo davanti alla porta di casa sua (lui si rifiuta di farla entrare); successivamente accetta malcontenta d'essere riportata indietro alla kolba dal suo autista.

Lì avviene per la giovane Mariam una cesura - terribile - fra la vita di prima e quella - non meno drammatica - che le spetterà in seguito: il ritrovamento della madre, Nana, impiccata ad un albero.

In seguito, accolta inizialmente (e transitoriamente) in casa di Jalil, verrà data ("venduta") in sposa a Rashid, commerciante di scarpe di Kabul. 

Mariam tenta più volte di avere figli con lui, ma ha continui aborti. Questo enfatizza il malumore dell'uomo, che più volte riversa la sua violenza fisica (oltre che verbale e psicologica) su di lei. Prigioniera di un matrimonio da cui non può fuggire, Mariam si rassegna a quella vita piena di dolore, diventando, nel tempo, sempre più dura - nei lineamenti del volto come nell'animo.

Tredici anni dopo la vita di Laila, una quattordicenne di Kabul vicina di casa di Mariam e Rashid, e del suo amico Tariq, scorrono grossomodo tranquille. Fra i due ragazzi sboccia l'amore, ma proprio quando potrebbero iniziare una vita insieme, una tragedia colpisce la famiglia di Laila: un ordigno esplosivo stermina madre, padre e fratelli di Laila, che, come se non bastasse, viene avvisata in seguito anche della morte di Tariq, precedentemente partito per un'altra città.

L'interesse di Rashid si sofferma su Laila, ora sola al mondo, oltre che giovane e bella; Laila acconsente presto al matrimonio, credendo di non avere scelta. Comincia così la sua convivenza, all'inizio forzata, con Mariam. Con il tempo le due donne incarnano vicendevolmente un rapporto madre-figlia, affrontando insieme la  vita casalinga con il marito comune in una Kabul stretta dalla morsa dei talebani...

Lo stile del romanzo è semplice e diretto, a tratti ironico e sarcastico nelle descrizioni dei fatti o dei personaggi (uno dei frequenti bersagli dell'ironia dell'autore è la depressa madre di Laila). Nel complesso riesce nell'intento di catturare l'attenzione del lettore e legarlo alla lettura fino all'ultima pagina. Le vicende raccontate sono realistiche nella loro durezza, e raccontate con uno stile coerentemente non sentimentale, sebbene l'autore dimostri una particolare sensibilità e maestria nel dipingere il quadro psicologico dei suoi personaggi. 

Link utili

Mille splendidi soli su IBS

Voto personale: 6/10