martedì 26 agosto 2025

La vegetariana, di Han Kang

Titolo: La vegetariana
Autrice: Han Kang
Anno: 2016
Prima pubblicazione: Adelphi 
 
NELLA RECENSIONE SONO PRESENTI SPOILER. 
 
DESCRIZIONE
"Ho fatto un sogno" dice Yeong-hye, e da quel sogno di sangue e di boschi scuri nasce il suo rifiuto radicale di mangiare, cucinare e servire carne, che la famiglia accoglie dapprima con costernazione e poi con fastidio e rabbia crescenti. È il primo stadio di un distacco in tre atti, un percorso di trascendenza distruttiva che infetta anche coloro che sono vicini alla protagonista, e dalle convenzioni si allarga al desiderio, per abbracciare infine l'ideale di un'estatica dissoluzione nell'indifferenza vegetale. La scrittura cristallina di Han Kang esplora la conturbante bellezza delle forme di rinuncia più estreme, accompagnando il lettore fra i crepacci che si aprono nell'ordinario quando si inceppa il principio di realtà - proprio come avviene nei sogni più pericolosi.

Recensione
 
La storia narrata dall'autrice è molto semplice, ma nella sua semplicità ricca di dettagli che tengono il lettore incollato alle pagine dall'inizio alla fine. Non sono una lettrice assidua, ma le 163 pagine scarse del romanzo mi hanno impegnata per due giorni in tutto.
 
La voce narrante attraverso le tre sezioni del romanzo è il marito, poi il cognato, e infine la sorella di Yeong-hye, mai la protagonista in persona; scelta che mi sembra conforme a ciò che Han Kang vuole trasmettere di lei: una creatura "evanescente", percepibile ma insignificante, all'angolo.
 
"Prima che mia moglie diventasse vegetariana, l'avevo sempre considerata del tutto insignificante...".
 
Il trigger che dà il via alla storia è un sogno inquietante fatto dalla protagonista, a seguito del quale raduna in grossi sacchi tutta la carne, il pesce e i derivati presenti in casa e decide di buttarli via. Quella che sembra solo una scelta alimentare (il veganismo) cela un profondo malessere che alla fine del libro, una volta sola, verrà definito con il suo nome: "anoressia nervosa".
 
Una serie di vicissitudini in cui Yeoung-hye dà espressione al suo disagio interiore portano il marito a lasciarla. Il perno dell'intera caotica situazione che coinvolge la donna sembra essere la sua decisione di non mangiare più carne e pesce lungo buona parte del romanzo, ma nonostante l'enfasi che viene data all'evento si ha la costante sensazione che non sia che un "sintomo" di un malessere più complesso. L'ultimo capitolo, quello in cui prende la parola la sorella, unica al mondo rimasta a prendersi cura di lei, vede Yeoung-hye ricoverata in un ospedale psichiatrico per una grave malattia mentale che dà origine alla sua anoressia.
 
In quella fase si concretizza ciò che già, sfumando, era annunciato nel capitolo intermedio narrato dal cognato di Yeoung-hye: l'anoressia, in una forma tanto grave da portarla sull'orlo del baratro, è un modo che la donna escogita, dopo traumi infantili dovuti alla violenza del padre, per rendersi completamente inoffensiva.
 
"Sorella, non sono più un animale". Verso la fine Yeoung-hye afferma infatti di essere "un albero". Cosa c'è infatti di più inoffensivo di una forma di vita vegetale?
 
Sin dall'inizio del racconto la donna non indossa il reggiseno sotto la maglia, causando situazioni imbarazzanti e disagio nel marito, perché, spiegherà più tardi, tutto il suo corpo è "un'arma" (le braccia, le gambe, il busto) meno il seno, che è l'unica parte di sé che Yeoung-hye percepisce inoffensiva e quindi degna di essere esibita.
 
Dietro la metafora della dieta vegetariana c'è il concetto, profondo e commovente, del desiderio di non nuocere ad anima viva, e dietro l'anoressia che ne è la sostanza la spiegazione di questo desiderio: solo le creature vegetali, e quelle morte, hanno il potere di non influire in male nella realtà.

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Voto personale: 9/10. 
 

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